"A fior di pelle" di Sophie Jackson è entrato dritto nella classifica dei libri che non mi stancherei mai di leggere. Emozioni, Paura. Desiderio. Destino.
Kate e Carter mi hanno insegnato che quando il passato ti segna, andare avanti è difficile. Non so se ognuno di noi ha un destino già scritto, un filo che ci collega alla propria anima gemella, so solo che loro due erano destinati a incontrarsi ancor prima di conoscersi. A restare una parte fondamentale l'uno dell'altro anche quando erano solo un ricordo sbiadito di una notte tragica..
Un debito..Una promessa..La loro libbra di carne.
(Pericolo spoiler!)
Prologo
La libbra di carne ch'io reclamo da luiè stata comprata a caro prezzo. È mia. E l’avrò!WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia
L’eco di passi affrettati sul marciapiede risuonava all'unisono con il battito del suo cuore. Il padre le stringeva la mano così
forte da farle male; aveva solo nove anni e si affannava a stargli dietro con
le sue gambette. Lui aveva il volto teso, e i suoi occhi, di solito luminosi e
spensierati, erano rabbiosi e scuri come il cielo di quel giorno. Le venne da
piangere. Che stupida.
Un rumore improvviso dietro di loro. Lei si voltò di scatto.
Da un vicolo sbucarono cinque uomini incappucciati; mantenevano la loro stessa
andatura, a testa bassa, seguendoli come predatori.
Se suo padre le sussurrò qualcosa per tranquillizzarla, lei
non lo sentì, perché in un attimo furono colpiti con forza alle spalle. Lui
cadde per terra, trascinandola con sé. Una mazza da baseball si abbatté due volte
sulla sua schiena con un tonfo raccapricciante, e lei, disorientata, con le
ginocchia sbucciate e doloranti, alzò lo sguardo e cominciò a gridare.
Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene, che una mano la
schiaffeggiò spedendola di nuovo sul selciato; davanti agli occhi vedeva solo
nero e nelle orecchie le rimbombava il grido furioso di suo padre, il quale
balzò in piedi e si lanciò contro uno degli aggressori. Rimase a guardare
terrorizzata mentre su di lui piovevano pugni, calci, colpi di mazza.
Nella confusione di voci che gli ordinavano di consegnare il
portafoglio, dietro l’ammasso di corpi che lo circondavano, suo padre le urlò
di scappare. La implorava, la pregava di fuggire, e intanto quegli uomini
continuavano a picchiarlo. Ma lei non riusciva a muoversi. Era paralizzata.
Come poteva chiederle di abbandonarlo? Doveva aiutarlo, salvarlo! Piangeva, e
dalla gola le uscì un grido.
Un altro pugno. A quel punto il padre gemette di dolore e
cadde in ginocchio. Lei provò ad avvicinarsi, l’aveva quasi raggiunto quando si
sentì afferrare per un braccio. Tirò un sospiro di sollievo: era arrivata la
polizia, o forse una guardia del corpo della scorta. Invece no, era un
ragazzino non molto più alto di lei, indossava una felpa nera con il cappuccio.
Appena si rese conto che lui la stava portando via, strillò
con tutto il fiato che aveva in corpo e si divincolò, intimandogli di lasciarla
andare. Non si rendeva conto che suo papà aveva bisogno di lei? Che senza il
suo aiuto sarebbe morto? Ma lo sconosciuto non le diede ascolto e la trascinò
lontano da lì.
In quel momento vibrò nell'aria uno sparo fragoroso. Il
ragazzino la spinse via dalla strada infilandosi nell'androne di un palazzo
abbandonato a due isolati di distanza.
Lei chiamò suo padre a gran voce, si liberò dalla stretta
del soccorritore e provò a tornare indietro. Ma non fece molta strada: lo
sconosciuto la braccò e la buttò a terra, bloccandola con il suo peso. Lei
urlava e lottava con tutta se stessa, però presto fu troppo stanca anche per
urlare e le sue grida si trasformarono in singhiozzi disperati. Poi due mani la
sollevarono e la riportarono di nuovo nell'androne gelido. Affondò il viso
nella felpa sporca del ragazzino e scoppiò a piangere. Doveva tornare dal suo
papà. Doveva assicurarsi che stesse bene. Perché lui stava bene. Un braccio le
cinse le spalle e una mano fredda le accarezzò la guancia. Non ce la faceva
più, e infine crollò.
Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta in quel palazzo.
Forse per ore; forse si era persino addormentata. Dopo ricordò soltanto un uomo
con la barba che la portava in braccio verso un’ambulanza. Quando aprì gli
occhi gonfi di pianto vide poliziotti e infermieri in un mare di luci
lampeggianti rosse e blu.
Dalle espressioni dipinte sui loro volti – che l’avrebbero
perseguitata per il resto della sua vita – ebbe la certezza che suo padre non
le avrebbe rimboccato le coperte.
Né quella notte, né mai più.
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