Buona Domenica Book Readers! Ancora non ci credo di essere arrivata all'undicesimo giorno. E vi voglio ringraziare per il modo in cui avete accolto l'iniziativa. Anche se non si vede, le visualizzazioni sono tante❤
Sayer e Zeb, sono stati un fuoco. Hanno iniziato pian piano. Da quelle poche brace che erano rimaste, hanno saputo soffiare e dar vita a una storia d'amore meravigliosa. Sono stati travolgenti, così meravigliosi nel modo di comportarsi da meritare un posto nei personaggi che ricordo e ricorderò sempre con maggiore affetto. Erano una famiglia prima ancora di saperlo. L'uno la salvezza dell'altro, legati da quell'amore che tutti sognano. E poi, il piccolo Hyde, avrebbe sciolto anche il cuore più ghiacciato. ❤
Prologo
La incontrai in un bar.
Aveva in mano una bottiglia di birra,
anche se a giudicare dal suo aspetto avrebbe dovuto piuttosto sorseggiare
champagne da un calice di cristallo, e questo inesplicabilmente mi eccitò
subito. Era bella, e sembrava completamente fuori posto in quell'anonimo bar,
seduta di fronte a uno dei miei più vecchi amici, che fra l'altro era anche il
fratello che non sapeva di avere. Era venuta lì per lui, ma nell'attimo stesso
in cui la guardai, desiderai che rimanesse per me.
Sapevo che non era per niente educato, e
che quei due avevano bisogno di restare un po' da soli per capire a che punto
stavano, dopo che lei era piombata nella sua vita senza preavviso. Se fossi
stato un amico migliore li avrei lasciati in pace. Invece mi avvicinai a quel
tavolino e mi accomodai. Ero ricoperto di segatura, e avevo incrostazioni di
cartongesso fra i capelli e sulla faccia, ma lei non fece una piega, non batté
ciglio quando invasi volutamente la loro privacy, piazzandomi più vicino che
potevo senza imporle un contatto fisico.
Il buon vecchio Rowdy St. James ci
presentò, indirizzandomi un'alzata di sopracciglio mentre la fissavo con tanto
d'occhi. Sayer Cole: perfino il suo nome aveva un suono elegante e sofisticato.
Quel bar sembrava l'ultimo posto al mondo dove una donna così splendida avrebbe
dovuto essere, e noi due c'entravamo ancora meno: lei era un enigma. Era uscita
dal nulla un paio di mesi prima, sostenendo di essere la sorellastra di Rowdy,
di avere il suo stesso padre e di voler soltanto far parte della sua vita e
avere finalmente una famiglia. Sembrava troppo fragile per dimostrare tanto
coraggio, troppo perbene per aver mandato tutto affanculo, mollando la sua vita
per trasferirsi in un posto sconosciuto, senza neanche sapere come sarebbe
stata accolta. Pareva fatta di seta, ma se non mi sbagliavo su di lei, sotto
quella seta c'era acciaio puro.
Per fortuna, Rowdy era un bravo ragazzo.
Scoprire di non essere solo al mondo, realizzare di avere un legame
indissolubile con un'altra persona, un legame di sangue, all'inizio era stato
uno shock, ma poi aveva cominciato ad apprezzare l'idea di avere una sorella,
nonché il fatto che quella sorella fosse Sayer.
Rowdy mi piaceva molto: era una persona
affidabile, e un buon amico, ma avevo l'impressione che questa sorella maggiore
appena ritrovata mi sarebbe piaciuta anche di più. Con il mio classico
modo di fare spiccio, e senza guardare la bionda mozzafiato, gli chiesi:
«Quindi hai una sorella? Una sorella strafiga e di classe?». Questa sorella era
anche un avvocato: bellissima e intelligente.
Mi aspettavo che facesse una risatina, o
che alzasse gli occhi al cielo davanti a quel complimento smaccato, invece
spalancò due occhi di un blu incredibile, spostandoli da me a suo fratello,
come se non sapesse bene che cosa fare di se stessa, o del mio evidente
interesse per lei.
Pensai di aver esagerato, di aver messo a
disagio quella bella sconosciuta: ero grosso e muscoloso, e sapevo che il mio
aspetto mi faceva sembrare più duro e selvaggio di quanto non fossi in realtà.
Forse era un po' troppo per una donna che era già così chiaramente fuori dal
suo ambiente.
Invece Sayer mi colse di sorpresa, e dal
modo in cui si irrigidì capii che anche Rowdy era stupito. Non trasudava
proprio simpatia ed entusiasmo, ma quando Rowdy le spiegò che mi occupavo di
ristrutturazioni e che avevo rinnovato lo studio di tatuaggi dove lui lavorava,
mi chiese dei progetti che stavo seguendo al momento con quello che sembrava
sincero interesse. Quando le raccontai che la mia specialità era recuperare
vecchie case e dare loro una nuova vita, i suoi occhi si illuminarono. Avrei
voluto toccarla per vedere se era morbida e liscia come sembrava. Avrei voluto
lasciare le mie tracce sul suo viso perfetto, per dimostrare che l'avevo toccata,
che mi aveva permesso di toccarla. Fu una reazione viscerale, istintiva, che
non riuscivo a spiegarmi, eppure mi piaceva. Mi piaceva sentire il peso di
quell'istinto scorrermi nel sangue, anche se sapevo che era molto improbabile
che fosse reciproco.
Mi raccontò tutto della casa vittoriana
che aveva comprato, meravigliosa ma fatiscente: le stava praticamente crollando
addosso. Mi chiese un biglietto da visita, e osservai Rowdy irrigidirsi di
fronte a me. Io sospirai, passandomi una mano tra i capelli già sconvolti. Il
suo sguardo seguì la nuvoletta di polvere che ne era uscita. Ero molto bravo
nel mio lavoro, e lo amavo davvero, ma non potevo fare nulla con lei, o per
lei, senza essere completamente onesto (soprattutto non mentre Rowdy mi
fulminava con lo sguardo a pochi centimetri di distanza).
Pescai un bigliettino dal portafoglio, e
nel momento in cui glielo diedi le nostre dita si sfiorarono: lei spalancò gli
occhi e dischiuse appena le labbra. Quando le sorrisi, sembrò un po'
trasognata.
«Prendilo pure, ma sappi che l'uomo che te
lo sta dando ha un passato.»
Lei batté le palpebre, schiarendosi la
voce: «Che tipo di passato?».
Non era certo una cosa che mi faceva
piacere confessare a una bella donna al nostro primo incontro. Preferivo
arrivarci per gradi, per dimostrare che mi ero lasciato tutto alle spalle, ma
non credevo che con lei avrei avuto un'altra occasione.
«Lo dico a tutti i miei clienti, e a
chiunque stia pensando di assumermi per un progetto: ho la fedina penale
sporca. Ho passato alcuni anni in carcere, non ne sono certo fiero, ma non
posso negarlo. Da giovane ero una testa calda e sono finito nei guai, nel mio
lavoro però sono il migliore, quindi spero che questo fatto non ti impedisca di
chiamarmi.» Magari anche per motivi non lavorativi.
La reazione più comune alla mia
dichiarazione era un'espressione preoccupata, seguita da un fiume di domande
sui motivi per cui ero finito in carcere, ma quella splendida bionda non
fece nulla di tutto questo. Inclinò la testa di lato e mi studiò in silenzio
per un lungo momento, prima di prendere il mio bigliettino e infilarlo in
borsetta. Al massimo poteva esserci della compassione nel suo sguardo, avrei
potuto giurarci, quando mi disse dolcemente: «Lo vedo succedere ogni giorno,
dall'interno: a volte il sistema fa semplicemente degli errori». Gli angoli
della sua bocca si incurvarono in un lieve sorriso, e a quella vista avrei
voluto chinarmi su di lei e baciarla. «Tutti fanno degli errori. Si spera che
servano per imparare.»
Non so se parlare di errore del
sistema fosse corretto nel mio caso, forse sarebbe stato meglio dire
che il sistema era stato fuorviato, ma la sua completa mancanza di
disapprovazione o di pregiudizio nei miei confronti mi fece desiderare ancora
di più di prenderla fra le braccia e non lasciarla più andare. Era vero, avevo
fatto uno sbaglio, uno sbaglio enorme, e l'avrei portato con me per sempre, ma
avevo imparato molto, e continuavo a farlo.
Era molto raro che una persona
completamente sconosciuta riuscisse a capirlo, specialmente se lavorava in
campo legale. Non ero abituato a essere riconosciuto per me stesso, per come
veramente ero, dopo aver spiegato da dove venivo: di solito mi vedevano solo
come un ex detenuto, un poveraccio. Lei mi aveva fatto sentire rinnovato, ed
era una sensazione molto seducente. Non capivo bene i motivi del suo
comportamento, ma sarei stato ben felice di avere occasione di scoprirlo, se me
lo avesse concesso.
Sentivo il suo contegno esteriore
perfetto, impeccabile, come una tentazione a contaminarlo con le mie mani
sporche e le mie cattive maniere, e c'era qualcosa nel modo in cui mi guardava,
e in cui si girava verso di me come per un'attrazione magnetica, che mi faceva
pensare di non essere l'unico a sentire quell'inesplicabile spinta.
Rowdy dopo un po' se ne andò, ma lei
rimase.
Prendemmo un altro paio di birre, parlando
ancora della sua casa e di che cosa voleva farne. Aveva già assunto un'impresa,
ma sospettava che il titolare la stesse imbrogliando. Nel nostro settore
succedeva spesso, quindi non mi sarei stupito se avesse avuto ragione. In sua
compagnia il tempo volava: chiacchierare con lei era fantastico, per non
parlare del piacere di guardarla. Ero sempre più desideroso di mettere le mani
sulla sua casa, e ovviamente su di lei, e mi sembrava che forse, un pochino,
anche lei fosse incline a quei pensieri, ma poi feci l'errore di chiederle del
suo passato.
Le domandai dove stava prima di scoprire
l'esistenza di Rowdy e decidere di trasferirsi a Denver per poterlo conoscere:
ero curioso di sapere che tipo di vita facesse, come avesse potuto mollare
tutto senza lasciare dei vuoti. In realtà quello che volevo sapere era se aveva
un fidanzato o un marito nascosti da qualche parte, ma anche la mia domanda
generica doveva aver toccato un nervo scoperto. Prima che potessi rendermene
conto, aveva pagato le nostre consumazioni ed era svanita nella notte. In un
batter d'occhio era passata da brillante e simpatica a gelida e intoccabile.
Pensai di aver rovinato tutto con il mio
modo di fare troppo brusco, come al solito. Mi dissi che probabilmente c'era
qualcun altro nella sua vita, e che era stata educata e gentile con me soltanto
perché ero un caro amico di suo fratello. Credevo che non l'avrei più rivista,
e mi stupivo che questo solo pensiero mi facesse sentire il cuore pesante e un
dolore al centro del petto.
Immaginatevi quindi la mia sorpresa
quando, una settimana dopo, mi chiamò e mi affidò la ristrutturazione della sua
casa senza neanche chiedere un preventivo, o firmare un contratto, né sapere se
ero davvero così bravo come dicevo.
Ovviamente accettai, ma sapevo bene che
una volta dentro avrei dovuto demolire e riorganizzare ben più dei semplici
muri della casa, se volevo costruire qualcosa di altrettanto bello e duraturo.
Sto adorando questo tuo calendario dell'avvento *-*
RispondiEliminaGrazie mille Sara <3
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