05 dicembre 2017

5 Dicembre: Il mio sbaglio più grande




"Avevo già letto altri libri della Douglas e avevo apprezzato in maniera piena il suo modo di scrivere, ma qui... siamo su un altro livello.

Fino ad ora non mi ero mai trovata a leggere una storia così fuori dagli schemi, così diversa da farmi tremare di paura un secondo prima, e farmi restare fuori dai panni l'attimo dopo.
Probabilmente non è un New Adult adatto a tutti. Se non si riesce ad andare "oltre" la ragione, leggere questo libro diventa quasi impossibile."

Recensione completa QUI  , mentre continuando a leggere troverete l'inizio del primo capitolo :) 



CAPITOLO 1 

No, no, non c’è.
Non avrebbe motivo di presentarsi alla festa di addio del fratello, non si sopportano, quindi…
No, non c’è.
Rimboccandomi le maniche del maglioncino leggero, attraversai di corsa il portone e l’atrio di casa Crist, puntando dritta alle scale.
Con la coda dell’occhio, intravidi il maggiordomo che girava l’angolo, ma non mi fermai.
«Signorina Fane!», mi gridò. «È molto in ritardo».
«Sì, lo so».
«La signora Crist la stava cercando», puntualizzò.
Mi fermai di botto, con le sopracciglia sollevate, e mi voltai per guardarlo da sopra la ringhiera.
«Ah, davvero», mi finsi stupita.
Lui strinse le labbra, infastidito. «Direi, visto che ha mandato me a cercarla».
Con un sorriso, mi piegai sulla ringhiera per dargli un bacetto rapido sulla fronte.
«Be’, adesso sono qui», lo rassicurai. «Può tornare a preoccuparsi di altre cose più importanti!».
Mi voltai e ripresi a salire le scale, mentre dalla terrazza dove si svolgeva la festa proveniva una musica dolce.
Certo, dubitavo fortemente che Delia Crist, la migliore amica di mia madre e matriarca di Thunder Bay, la nostra piccola comunità dell’East Coast, perdesse il suo tempo prezioso cercandomi di persona.
«Il suo vestito è sul letto!», gridò al mio indirizzo mentre voltavo l’angolo.
Feci un sospiro e proseguii lungo il corridoio appena illuminato, bofonchiando sottovoce: «Grazie, Edward».
Non mi serviva un vestito nuovo. Ne avevo parecchi che avevo indossato una volta sola e, a diciannove anni, ero sicuramente in grado di scegliermi i vestiti da sola. E comunque lui non c’era e, anche se ci fosse stato, non mi avrebbe degnata di uno sguardo.
No. Avrei dovuto essere riconoscente. La signora Crist aveva pensato a me, ed era stato carino da parte sua preoccuparsi di farmi avere un abito da mettere.
Un leggero strato di sabbia ricopriva le mie gambe e i miei piedi. Mi chinai per afferrare l’orlo degli ampi pantaloncini di jeans e controllare scrupolosamente quanto mi ero bagnata giù alla spiaggia. Avrei dovuto fare una doccia?
No, era già tardi. Fanculo.
Non appena entrai nella mia stanza – o perlomeno la stanza che i Crist mi assegnavano quando dormivo da loro – individuai un abito da sera bianco e sensuale e cominciai subito a spogliarmi.
Le spalline sottili non sostenevano affatto il seno, ma l’abito si adattava perfettamente a ogni curva del mio corpo, regalando alla pelle una tonalità più scura. La signora Crist aveva un ottimo gusto e probabilmente era un bene che mi avesse procurato l’abito, dopotutto. Dovevo partire per la scuola il giorno dopo, ed ero troppo indaffarata con i preparativi per preoccuparmi di cosa avrei indossato per la serata.
Corsi in bagno, mi sciacquai caviglie e piedi per togliere la sabbia che si era appiccicata strada facendo e mi pettinai rapidamente i lunghi capelli biondi, completando l’opera con una passata di lucidalabbra. Schizzai di nuovo in camera, afferrai i sandali con i cinturini e il tacco vertiginoso che erano stati lasciati accanto al vestito, per poi precipitarmi di nuovo in corridoio e giù per le scale.
Ancora dodici ore.
***
Un bacio,
Angela

Nessun commento:

Posta un commento